Dovrei ma non voglio

Una delle cose che mi hanno colpito in occasione del ballottaggio per le primarie del centrosinistra è stata la difficoltà che ho trovato in alcune persone di razionalizzare la scelta di uno dei due candidati. Difficoltà superata con motivazioni tutto sommato superficiali – non parlo naturalmente di chi aveva sostenuto fin dall’inizio questo o quel contendente. Ho avuto anch’io questa difficoltà, tanto che ho passato la settimana a documentarmi,  leggere, chiedere ai più convinti di convincermi, si spiegarmi perché votare il loro candidato, possibilmente fugando i miei dubbi. Compito arduo, essendo i miei dubbi tutt’altro che definiti. Alla fine mi sono data una scadenza, una linea del Piave: il confronto su Rai 1. Quella sera avrei deciso.

Non è stato così. Ho continuato ad arrovellarmi fino alla fine. Ma – anche in vista di una possibile collaborazione di Renzi ad un eventuale governo Bersani (che solo la quantità di dubitative fa venire la pelle d’oca, ma insomma) – ho usato gli strumenti che conosco. Ho preso tutto il materiale che ho trovato e ho analizzato quel confronto. E ho trovato delle risposte.

Ho scoperto perché Renzi non mi convinceva (“come persona”, dicevo, beh, non è esattamente così) e Bersani non mi andava né su né giù (“è per l’apparato che si porta dietro”, anche in questo caso non esattamente).

L’ho spiegato in un pugno di slide, queste.

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