Il 18 febbraio scorso si è tenuto a Milano un convegno dedicato al Marketing del Real Estate. Il settore immobiliare, a dispetto delle mie attività professionali abituali, ogni tanto torna nella mia vita. Attraverso articoli per riviste cartacee, per lo più, ogni volta tarati verso un pubblico che non ha ancora trovato una sua strada per comunicare in modo digitale.

Sono stata interpellata per fare un intervento dedicato appunto al digitale, in termini quasi di istruzioni per l’uso. Io non sono molto brava nel trasmettere cose del tipo “10 strategie digitali infallibili per vendere i 500 appartamenti che ti sono rimasti sul groppone a 9.000 € al metro” e così ho preferito dare un taglio che spiegasse soprattutto il perché e alcune regole di base – è inutile, io rimarrò per sempre legata alla base – per tentare delle sortite fuori dalle brochure.

Il settore, in realtà, si è evoluto moltissimo negli ultimi due anni. Ho seguito relazioni estremamente interessanti in cui si è parlato di cliente al centro, di strategie originali, di big data. Confesso che più volte avrei voluto intervenire per porre la mia candidatura come consulente. Poi ho pensato che non fosse il momento. Neanche fisicamente, ero un po’ impedita, diciamo.
Io invece ho parlato delle cose che si possono fare attraverso il digitale, di che cosa significhi essere rilevanti, di che cosa significhi e come mettersi in ascolto. Perché l’ascolto, così centrale nelle attività di chiunque voglia offrire qualcosa a qualcun altro, è la condizione necessaria per poter costruire la propria comunicazione e la propria narrazione.

Ho citato Paola Faravelli senza dirglielo – ne avevo accennato ad Annamaria Anelli perché ricordavo che avevano fatto un corso insieme -: ecco, Paola, te lo dico adesso, come le racconti tu le case, nessuno.
Infine due cose su che cosa significa intraprendere un cammino nel digitale e le cose che non possiamo più fare.

Ecco le slide, come sempre.