Ciao Roberto

robertoIeri è stato un giorno tristissimo. Ci siamo trovati in tanti, al cimitero di Lambrate, a salutare Roberto Venturini. Alcuni di noi, su invito della moglie Stefania, hanno raccontato qualcosa di lui: un ricordo, un saluto. Il mio è molto breve, non avevo molte parole che potessero descrivere la gioia di aver condiviso un pezzo di strada così importante con lui e il dolore di continuare sapendo che lui è da qualche altra parte.

Eccole.

Quando ho conosciuto Roberto ho impiegato circa 30 secondi a decidere che lo trovavo insopportabile. Era l’aperitivo di saluto per gli autori di un libro scritto in tanti, il che era la condizione ideale per lui: un pubblico selezionato sul quale esercitare il suo fascino.

Una quindicina d’anni più tardi l’ho ritrovato, per un lavoro da fare insieme. Stavolta lontano da un palcoscenico. E così ho scoperto un altro Roberto. Ironico, divertente, sempre pronto a sdrammatizzare e a prendere poco sul serio questo nostro mondo che a volte non si rende conto di esistere solo se c’è la corrente elettrica. E naturalmente di una competenza infinita.

Decidere di scrivere un libro a quattro mani è stato un attimo. Stavolta scrivere insieme non significava solo far parte dello stesso gruppo di autori, ma proprio fare in modo che non si sentisse il passaggio da una mano all’altra. Perciò abbiamo avuto lunghe discussioni, siamo venuti a patti (tu scrivi così ma poi io scrivo cosà – l’ultima di queste trattative ha avuto luogo lunedì), abbiamo lavorato e rilavorato così tanto che ci è diventato difficile capire chi avesse scritto cosa. Scoprendo che scrivere con qualcuno vuol dire scambiarsi tanto, e non tutto necessariamente su un foglio di carta.

Roberto, sono arrabbiata con te. Perché non era ancora finita, avevamo ancora un sacco di progetti. E un pranzo in sospeso più o meno da Natale. E presentazioni da fare, amici da andare a trovare con la scusa del libro. Una cena con le famiglie. Dovevamo suonare insieme, anche. Il tuo blues. E andare in barca. Ecco, e adesso?

Roberto, è stato bello condividere questo pezzo di strada con te. Sarà impossibile dimenticarti. Riposa in pace, noi ce ne faremo una ragione. E se non sapremo proprio come fare, come ci hai insegnato tu, ci metteremo un gattino.

Giuliana

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