⚠️ Nota dell’autrice – 2025
Questo articolo è del 2013. Il titolo — “Quella palingenetica obliterazione dell’io cosciente” — è un’espressione che usavamo da bambini per scherzare su frasi altisonanti e incomprensibili. Evidentemente, qualcuno continua a cercarla su Google, visto che questo post riceve ancora visite.
Se sei qui per quello: benvenuto.
Se sei qui per caso: benvenuto lo stesso.
Il post non parla davvero di filosofia astratta, ma di comunicazione: di come le parole vengano interpretate in base all’enciclopedia personale di chi ascolta, legge, riceve.
È una riflessione che oggi, più di allora, sento vicina al mio lavoro: capire come i messaggi vengono compresi — o fraintesi — è ancora il mio mestiere.
Quindi sì, in fondo parla anche di me. Solo con i capelli di un colore diverso e meno SEO.
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L’arte è una palingenetica obliterazione dell’io cosciente, che si infutura in un archetipo prototipo del polimorfismo umano.
La spacciavamo per vera definizione dell’arte presa da un dizionario, in quarta-quinta elementare. Non ho mai approfondito, non so se davvero esista una cosa del genere e in fondo non so neanche bene che cosa significhi davvero (su Google non ho trovato risultati pertinenti, per dire).
Fatto sta che tutte le persone che ricevono un messaggio, gli si avvicinano con la loro enciclopedia. Che non è la Treccani, ma
un postulato (non descrivibile cioè nella sua totalità) semiotico, l’insieme registrato di tutte le interpretazioni concepibile oggettivamente come la libreria delle librerie, il cui contenuto è inclassificabile, con la totalità delle interpretazioni. Ogni singolo individuo possiede un’enciclopedia della propria cultura e del proprio tempo, alcune porzioni sono possedute da tutti (elementi di base: riconoscere un cane ed un gatto), altri aspetti riguardano competenze specialistiche, tecniche, popolari o tradizionali” (U. Eco).
Insomma, io ascolto un discorso e lo comprendo grazie (e in base) a tutto quello che so, che ho vissuto, che conosco.
Ora. Il mio portinaio, accanito sostenitore di Berlusconi, ha capito perfettamente il messaggio “vi restituisco l’IMU”. Forse ha capito anche “1.000 euro al mese come reddito garantito”, ma già ha dovuto fare uno sforzo. Il mio portinaio non capirà mai i palingenetici di Bersani e neanche l’empatia di Monti e men che meno il dadaismo di Giannino. Perché la sua enciclopedia non prevede niente di tutto questo.
È possibile che tutti costoro (Bersani, Monti, Giannino) avessero capito il paese, è tuttavia innegabile che non ne condividano l’enciclopedia. E non è questione di programmi, non è questione di nuovo o non nuovo, non è questione di giaguari, è solo questione di arrivarci oppure no. Al mio portinaio.

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